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I fantasmi non sono altro che idee, idee che ci restano in testa per tutta una vita e non vogliono sapere di andarsene al diavolo. Questi sono i miei fantasmi.

“I tre interpreti del concerto teatrale si presentano come l’incarnazione vivente di un movimento generazionale, che, seppur inflitto da duri colpi, conserva l’audacia e il sogno (…)"

(Eroica Fenice) 

 

 

 

 

 

 

 

 

I RESTI DI QUELLO CHE FU

Concerto teatrale

con Giorgio Canali, Elio D’Alessandro e Marta Bevilacqua

testo Marta Bevilacqua

direzione musicale Giorgio Canali

regia Francesca Cassottana

luci Alessandro Barbieri

produzione Settembre Teatro

durata 60’

Leggi il dossier completo  // Scarica la scheda tecnica

Sinossi.

I resti di quello che fu è un concerto teatrale.

Il filo conduttore è il tema del conflitto tra individuo e potere e si sviluppa attraverso monologhi e dialoghi accompagnati dalle parole, musiche e canzoni di Giorgio Canali.

“Lo scambio di rapide e taglienti battute, accompagnate da suoni disturbanti, crea un cortocircuito tra l’animo punk rock, rosso-fuoco, incarnato da Giorgio Canali, e la tenerezza di cuori innamorati e sognanti (…) Il G8, la fine di un rapporto, i disagi del singolo in una società contaminata, queste le tematiche affrontate dal trio di artisti ne I resti di quello che fu. Gli orrori e le violenze – per sempre legati al ricordo di Genova nel lontano 2001 – vengono rievocati attraverso la lettura di un reportage di quegli eventi, non solo come testimonianza di cronaca nera, ma anche sotto forma di una più recente analisi antropologica. I tre interpreti del concerto teatrale si presentano come l’incarnazione vivente di un movimento generazionale, che, seppur inflitto da duri colpi, conserva l’audacia e il sogno (…) I protagonisti, illuminati da una luce calda, in uno stato di torpore, pronunciano le prime parole a metà tra il monologo interiore e una discussione di coppia. «Voglio raccontarti una storia, ma tu non la capirai»: questa è una delle prime frasi che sembrano risuonarci dentro. Nel concerto teatrale restano un amore e un’idea, che non si dileguano ma nell’aria si disperdono e ancora fecondano.” (Chiara Aloia su EroicaFenice – Leggi la recensione completa)

 

GIORGIO CANALI

Musicista, cantante e interprete in I resti di quello che fu. Chitarrista, cantautore, produttore discografico e ingegnere del suono italiano. Dalla fine degli anni 70′ inizia a frequentare la scena musicale romagnola, dal punk delle prime esperienze con Potemkin alla ricerca sonora e alle sperimentazioni elettro/elettroniche con Roberto Zoli e Politrio nel panorama in fermento della musica anarco/indipendente di quegli anni, impara ad avere a che fare con il lato tecnico della cosa. È infatti come tecnico del suono che arriva a collaborare a fianco di gruppi quali PFM, Litfiba e CCCP Fedeli alla linea. Entra come chitarrista nella formazione di questi ultimi e nelle successive reincarnazioni (CSI e PGR), per poi avviare la carriera solista accompagnato da una propria band, i Rossofuoco, e affermarsi anche come produttore discografico. Nel 1999 realizza la colonna sonora per il film Guardami di Davide Ferrario, con il quale realizza diverse collaborazioni. Nello stesso anno lavora come produttore al primo omonimo album dei Verdena. Canali è considerato una delle maggiori realtà del rock alternativo italiano, per qualità e carisma, testi lucidi e potenti, impatto sonoro. "VENTI" è Il suo ultimo album doppio, uscito a dicembre 2020.

Con pazienza ho cercato di capire come funzionasse la creazione di un QR code. Pazienza e un bicchiere di nebbiolo (ok: due bicchieri, un pacchetto di patatine e qualche imprecazione). E ce l'ho fatta.
I resti di quello che fu è un ibrido strano, che non porta a nessun lieto fine, lascia traccia, distrugge senza farlo direttamente, ma non demolisce. tutto questo e molto altro ce l'ha detto il pubblico dopo averlo visto, ognuno con le sue parole, le sue immagini, i suoi dubbi. 
Allora qui c è un Qr code e un link per voi. 
Scrivete qui dello spettacolo, che sto spettacolo io l'ho scritto per voi, anche per voi, che siete quell'abisso odiato e amato che chiamo "l'altro".
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